La fotografia non è solo rapidità, ma attesa. Perché inizio questo nuovo articolo del blog con questa mia citazione? Perché, come in tutte le cose belle, l’attesa è fondamentale, il fulcro della stessa tecnica, la via da seguire per cercare lo scatto perfetto. Si dice che una fotografia ha 3 fasi ben precise: intuizione, realizzazione e, infine, condivisione. Tra la prima e la “seconda fase” l’attesa gioca un ruolo chiave. Molte volte sento persone definire la fotografia di paesaggio la più facile tra tutte, quasi a voler dimostrare che tutti possono realizzare una bella fotografia di paesaggio. Quanto c’è di vero in questa affermazione? Assolutamente nulla, perché non ci si improvvisa né fotografi né tantomeno paesaggisti; catturare un paesaggio non è semplice e non basta conoscere le regole basilari.

Per fare fotografia di paesaggio serve una bella dose di pazienza, resistenza ad ogni situazione climatica (si, perché i paesaggi non sono belli soltanto d’estate quando fa caldo, ma in tutte le stagioni) ma, soprattutto, scalate, arrampicate e camminate molto lunghe; tutto questo solo per avere lo scatto perfetto, perché il detto che “chi si accontenta, gode” personalmente non l’ho mai trovato vero, in nessun ambito della vita, soprattutto in fotografia poi, perché un fotografo non si deve mai accontentare o sentirsi arrivato, bensì si deve spingere sempre oltre così da poter realizzare sempre qualcosa di veramente speciale.

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La cura nella composizione, la ricerca maniacale di una prospettiva nuova, vi regaleranno sempre qualcosa di unico, qualcosa che gli altri potranno pur invidiare, ma di certo regaleranno a voi prima che uno scatto, un’esperienza; è l’esperienza che ha forgiato i più grandi fotografi, è l’attesa che ha reso i grandi maestri padroni della materia, perché soltanto attendere può farvi raggiungere la perfezione in uno scatto.

Siate sempre pazienti, recatevi nei luoghi più di una volta, studiateli, osservateli, viveteli, perché soltanto in questo modo si può comprendere veramente un paesaggio.

Da professionista quello che posso consigliarvi è questo, perché molte volte capita anche a me di arrivare troppo tardi in un posto che non conosco e perdere la luce giusta, ma non per questo non torno più in quel luogo, anzi, ci torno anche il giorno successivo pur di catturarlo nella sua massima bellezza. Ci torno molte ore prima, aspetto, mi rilasso, posiziono il mio treppiedi e mi connetto con tutto ciò che mi circonda; il tempo, fidatevi, volerà e quando arriverà quell’attimo vi sentirete al settimo cielo, perché le cose belle si conquistano aspettando e lottando, anche contro lo stesso clima, ma vi posso assicurare che non vi sentirete mai così felici.

Quindi esplorate e osservate così da vedere qual è la miglior prospettiva per raccontare attraverso il vostro scatto quel determinato paesaggio, perché un luogo, ove possibile ovviamente, deve essere vissuto più di una volta per assaporarne veramente la sua essenza.

La prima volta serve per conoscervi, la seconda serve per connettervi con il luogo e la terza per immortalare la sua bellezza.

Questo vale anche per le diverse stagioni; se potete, vivete quel panorama non soltanto attraverso la golden hour o la blue hour, ma anche attraverso la ciclicità delle stesse stagioni.

Siate sempre pazienti ed umili e sarà lo stesso paesaggio a richiamare la vostra attenzione.

Un pensiero su “L’importanza del tempo nella fotografia

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