Fin dall’antichità l’uomo ha sempre avuto la necessità di fermare il tempo per poterlo rivivere e non dimenticarlo.

Con la nascita della fotografia abbiamo avuto modo di realizzare questo sogno e dare vita ad immagini dal forte potere narrativo ed espressivo; attraverso questa arte i fotografi sono riusciti a stravolgere e cambiare il mondo raggiungendo chiunque, ovunque, arrivando altresì a cambiare anche la percezione dell’uomo verso il mondo stesso.

Dai dagherrotipi di Louis Daguerre, alle moderne fotocamere digitali, la fotografia è fatta di persone; di uomini e donne che si sono contraddistinti, hanno fatto evolvere questa magnifica arte e, grazie alle loro capacità artistiche, al loro pensiero, alla loro visione e al loro cuore, hanno documentato pezzi di vita e di storia di inestimabile valore.

Non è stato semplice ma alla fine sono riuscito a racchiudere in questo post i 20 fotografi che devi assolutamente conoscere secondo me.

Diamo il via a questo viaggio?

ANSEL ADAMS

Il suo profondo amore per l’ambiente e la bellezza dei suoi paesaggi hanno reso Ansel Adams uno dei più grandi fotografi del mondo; le sue fotografie sono per tutti noi la testimonianza di quanto possa essere immensa e maestosa la bellezza della natura.


La filosofia di Adams andava di pari passo con il suo grande occhio fotografico; come fotografo e come persona si è sempre battuto per l’ambiente cercando di proteggerlo dall’intervento dell’uomo con tutte le sue forze.

Con la sua agenzia – la f/64 – riuscì a radunare sotto la stessa bandiera e credo molti suoi colleghi fotografi.

Ma Ansel Adams non è stato soltanto uno dei più grandi fotografi di paesaggio al mondo ma anche un grande documentarista; è grazie a lui infatti se abbiamo un documento storico sui campi di prigionia americani creati durante la seconda guerra mondiale per i prigionieri giapponesi; uno dei suoi ultimi lavori, forse anche il più grande per il valore storico e umano che rappresenta.

HENRI – CARTIER BRESSON

Henri – Cartier Bresson è stato uno dei fotografi di strada più importanti e rispettati del mondo della fotografia, il più importante, il padre fondatore della stessa street photography, a mio modesto parere.


Co – fondatore della grande agenzia fotografica Magnum Photos, Bresson è anche conosciuto per aver creato il termine “il momento decisivo”. Con questa definizione Bresson ha creato non soltanto un modo per esprimere il suo pensiero fotografico, ma una nuova visione e percezione per il fotografo, secondo la quale quest’ultimo non deve fermarsi ad osservare il momento, troppo effimero, ma viverlo e anticiparlo, al fine di catturarlo nella sua massima espressione.

Il fotografo in questo modo è chiamato a leggere il momento, anticiparlo e immortalarlo per l’eternità.

ROBERT CAPA

Robert Capa, co-fondatore insieme a Bresson dell’agenzia Magnum Photos, è stato il fotoreporter di guerra per eccellenza. Di origine ungherese naturalizzato statunitense, Robert Capa (il suo vero nome era Endre Ernő Friedmann) ha vissuto da fotografo alcuni dei momenti più tragici della storia d’Europa del secolo scorso, che hanno segnato profondamente la sua vita e la sua carriera.


Ha vissuto e fotografato molte guerre: la guerra civile Spagnola, la seconda guerra Sino – Giapponese, la Seconda Guerra Mondiale (celebri le sue fotografie durante l’Operazione Overlord – sbarco in Normandia), la guerra Arabo – Israeliana fino alla prima guerra d’Indocina sempre con la massima forza, tenacia e una profonda convinzione nei propri mezzi.

Invito chiunque a leggere il suo libro “Leggermente fuori fuoco”, che ho presentato tra i miei cinque libri di fotografia preferiti, per conoscerlo meglio.

A differenza dei suoi colleghi che desideravano cercare a tutti i costi la tragedia e la paura della guerra, Capa riuscì a mettere completamente a nudo i conflitti per quello che veramente erano: un misto di morte, di momenti noiosi e di stallo delle forze in conflitto, ma anche di profondo umorismo, mostrando a tutto il mondo il lato umano degli uomini in guerra.

ALFRED EISENSTAEDT

Fotografo tedesco naturalizzato statunitense, di origine ebraica, tra i padri fondatori del fotogiornalismo, è conosciuto in tutto il mondo per la famosa fotografia del bacio a Time Square (New York, scattata con una Leica IIIa) tra un marinaio americano e un’infermiera nel giorno della vittoria degli Stati Uniti d’America contro il Giappone.


Lavorando per l’agenzia LIFE, Eisenstaedt si trovò a fotografare i fatti più significativi del Novecento, tra i quali la famosa stretta di mano tra Adolf Hitler e Benito Mussolini, Winston Churchill e celebrità come Marilyn Monroe, ma non solo! Proprio in virtù del suo incarico si trovò a fotografare la vita quotidiana e le figure di spicco della Germania nazista; tra queste, fotografò Joseph Goebbels: da questo incontro nacque lo scatto simbolo della più triste pagina della storia dell’umanità.

La fotografia, ribattezzata “gli occhi dell’odio”, ritrae Goebbels durante un incontro dell’allora Società delle Nazioni (organismo internazionale prima della fondazione dell’ONU); dapprima, lo stesso gerarca nazista si mostrò davanti all’obiettivo con un’espressione gioviale, apparentemente felice, ma quando conobbe il cognome del fotografo (di origine ebraica), rivelato da un suo assistente, tramutò il suo sguardo che diventò carico d’odio e disprezzo.


Il risultato di questa fotografia, oserei dire terrificante per lo sguardo di Goebbels, racconta il sentimento di quell’uomo e della sua intera epoca.

Eisenstaedt è divenuto celebre anche per essere stato il pioniere della pellicola 35mm e di fotocamere decisamente più compatte, poco ingombranti, che gli permisero di essere al centro di grandi eventi e momenti storici ma di passare comunque inosservato, così da raccontare con tutta la discrezione e veridicità possibile, l’attimo.    

ANNIE LEIBOVITZ

Conosciuta per i suoi raffinati e poco ortodossi ritratti fotografici, la fotografa Annie Leibovitz è una delle fotografe emozionali più importanti e influenti del mondo.


I suoi lavori per Vanity Fair e Rolling Stone hanno reso Annie la fotografa di moda più richiesta dai Vip e dalle grandi realtà istituzionali.

Nelle sue fotografie viene raccolta tutta l’intimità dei soggetti e più volte lei stessa ha affermato di non aver mai paura di innamorarsi delle persone che fotografa; in questo modo riesce ad ottenere sempre l’anima dai suoi soggetti, perché scava dentro di loro per tirare fuori tutta la loro profonda bellezza.

I colori audaci delle sue fotografie miste a delle pose originali hanno reso i suoi lavori tra i più apprezzati e grandiosi del settore rendendo la Leibovitz una delle più significative e influenti fotografe del mondo.

DOROTHEA LANGE

Dorothea Lange, documentarista e fotogiornalista di origine americana, fu una delle più grandi fotografe grazie alla sua elevata sensibilità.


Definita come un’inarrestabile avventuriera, attraverso il suo incredibile lavoro diede una fortissima attenzione a persone dimenticate dai loro simili e dalla società, come i poveri e i miserabili, in uno dei periodi più bui della grande depressione scoppiata nel 1929.


Attraverso la sua macchina fotografica fece vedere al mondo intero cosa stava davvero accadendo in questo tremendo periodo storico raccontando non solo la disoccupazione, ma soprattutto la fame e la grande paura delle persone.

Il mondo dei più deboli, troppo spesso dimenticato dai grandi della nazione, attraverso i suoi scatti ha potuto godere di una grande visibilità, non solo nella propria nazione, ma nel mondo intero.  

Tra i suoi ultimi reportage non si possono dimenticare i campi di prigionia americani durante la Seconda Guerra Mondiale; questo lavoro non fu soltanto importante per la propria epoca, ma fu anche un avvertimento per l’uomo, per ricordargli che nessun cittadino è totalmente al sicuro durante una guerra.

ROBERT DOISNEAU

Considerato il fotografo romantico per eccellenza, Doisenau ha saputo raccontare nei suoi scatti la quotidianità vista con gli occhi della sua profonda emotività.

Le sue fotografie hanno raccontato uno spaccato della vita delle strade parigine, riuscendo a catturare la vera essenza di Parigi tramite gli istanti rubati e inaspettati, molte volte anche contraddittori, della sua stessa collettività.


Doisenau affermava con profonda convinzione la sua idea di vita reale contrapposta alla realtà vera e propria; per questo amava coinvolgere, di tanto in tanto, anche degli attori o semplici modelli nei suoi lovori fotografici.

Una delle sue fotografie più belle e conosciute è il Bacio all’Hotel De Ville, pubblicata nel 1950 sulla rivista LIFE, in cui sono ritratti due giovani in un momento di profonda intimità, circondati dalla frenesia della vita parigina.

Dietro a questa foto si nasconde una storia molto interessante: lo stesso Doisenau chiese, nel 1950 di posare a Françoise Bornet– una studentessa di teatro – e al suo ragazzo, Jacques Carteaud. L’identità della coppia si preservò fino al 1993 quando due persone – Denis e Jean – Louis Lavergne – si presentarono davanti alla televisione francese sostenendo di essere i protagonisti di quella fotografia e denunciando, contestualmente, il fotografo per aver pubblicato lo scatto su LIFE senza il loro permesso. Doisneau dimostrò che i protagonisti del fotogramma non erano loro bensì degli attori in posa. Ebbene, seppur risolta questa disavventura, il fotografo dovette proteggersi anche da Françoise Bornet che, nonostante quest’ultimo avesse ricevuto un compenso da Doisneau, intentò comunque una causa contro di lui per sfruttamento abusivo della sua immagine. Anche questa volta l’istanza venne respinta dal momento che la corte decise che la donna nella fotografia non era riconoscibile. L’aneddoto terminò nel 2005 quando lo stesso Bornet mise all’asta e vendette per 185.000 euro la copia originale della fotografia ricevuta in dono da Doisneau che aveva l’abitudine di regalare una copia originale dei suoi scatti.

ELLIOTT ERWITT

Definito da molti come l’erede spirituale di Henri – Cartier Bresson, Elliot Erwitt realizzò un percorso molto particolare lungo tutta la sua carriera, andando alla ricerca di una via verso altre e più profonde prospettive, dall’insolito al giocoso, arrivando molte volte, ad un richiamo al mondo onirico.


A differenza di Dorothea Lange per esempio, la profonda sensibilità di Erwitt risulta essere più timida, più “protetta”, come se tutto quello che fotografava fosse celato da una sorta di velo.

La sua vita fotografica non ha mai trovato un genere fotografico ben delineato dal momento che – come lui ha sempre affermato – la sua figura è stata sempre versatile; egli amava infatti essere trascinato direttamente dalla vita e dai bisogni di quest’ultima per i suoi lavori.

La sua vena creativa trovò maggiore slancio quando iniziò a ricercare l’umorismo umano attraverso anche la goffaggine che caratterizza gli uomini; famosi sono i suoi scatti ai cani, specchio dei padroni e delle loro simpatiche stravaganze.   

SEBASTIAO SALGADO

Salgado è il fotografo testimone della distruzione e dei disastri perpetuati dall’uomo nei confronti del mondo che abitiamo, in particolare della foresta amazzonica; lui, di origine brasiliana – nato in una comunità di contadini – ha vissuto sulla sua pelle il disastro della “sua” tanto amata foresta, come del resto del mondo, e ha cercato e continua a cercare di porre rimedio allo scempio degli uomini attraverso progetti, reportage fotografici e associazioni in modo da garantire la salvaguardia del pianeta e dei suoi habitat.  


Tramite i suoi scatti, potenti e allo stesso tempo surreali, Salgado è riuscito a far apparire i panorami fotografati come appartenenti ad altri mondi, oppure a far uscire tutta l’umanità dai suoi ritratti, tanto che quei volti, così fragili e provati sembrano provenire da un altro pianeta.  

I suoi lavori di reportage non solo hanno documentato le varie crisi ambientali del mondo, ma anche quelle umane; un altro tema molto importante per Sebastiao Salgado è infatti la difesa delle popolazione tribali minacciate dall’uomo stesso.

Le fotografie di Salgado mostrano sempre la sua profonda sensibilità tra la bellezza e la distruzione perpetrata dall’uomo.

STEVE MCCURRY

Steve McCurry è, ad oggi, tra i più celebri fotografi del mondo. Conosciuto maggiormente per la fotografia della “ragazza afgana”, McCurry ha raccontato attraverso i suoi scatti uomini, guerre, distruzione ed estrema povertà.

I colori delle sue fotografie – spesso crude e molte volte spietate – possiedono un fascino davvero unico.


Le testimonianze dei suoi lavori nelle zone del Medio Oriente formano uno dei repertori più ricchi e pregni di significato riguardo alle guerre svoltesi in Afghanistan e alla prima Guerra del Golfo.

Fotografo viaggiatore, ha descritto tramite i suoi occhi e la sua fedelissima macchina fotografica luoghi esotici, villaggi e templi dell’Estremo Oriente, dando vita a scatti in cui i colori sono davvero pieni e ricchi nelle loro tonalità e fanno di lui il maestro indiscusso del colore e del ritratto.

FRANCO FONTANA

Il fotografo italiano con uno stile, una composizione, un uso del colore e una creatività unici e inconfondibili.

I suoi paesaggi dominati da quel colore così brillante e saturo, le geometrie naturali mozzafiato e la sua visione fotografica innovativa non solo hanno spinto la fotografia di paesaggio verso una nuova frontiera, rimodulandola nel suo concetto/colore, ma hanno contribuito alla creazione di una nuova frontiera di fotografo pensante, un fotografo cioè che non si fa dominare dalla tecnologia, bensì vive in una continua ricerca, alimentata dal pensiero creativo.


L’utilizzo marcato e personale della postproduzione lo rendono, oltre ad una grande innovatore della fotografia, un maestro anche nella gestione del colore e dell’editing fotografico.

Fontana non ha mai voluto creare correnti di pensiero simili alle sue, bensì ha sempre spronato il giovane fotografo a percorrere una strada personale così da distinguersi dalla massa; soltanto in questo modo infatti si può diventare davvero grandi.

HELMUT NEWTON

Newton, (il suo vero nome era Helmut Neustädter) fotografo tedesco di origine ebraica naturalizzato australiano, è stato uno dei più grandi – e controversi – fotografi di moda e di nudo di tutti i tempi.

Costretto ad emigrare in Australia per via delle leggi razziali del regime nazista, visse la sua vita tra l’Australia, Parigi, Montecarlo e Los Angeles.


Partito con la sua carriera dalla versione inglese di VOGUE – erano gli anni ’50 – raggiunse i vertici della sua carriera nella decade degli anni ’60 – ’70 quando per via dei suoi incredibili lavori divenne una vera e propria star.

Per alcuni un grande genio che ha elevato la fotografia di moda ad arte, per altri misogino per aver oltrepassato i limiti dell’accettabilità per l’epoca in cui si trovava.

Se prima divideva il suo pubblico, tra consensi e critiche, oggi le sue fotografie di nudo sono considerate delle vere e proprie opere d’arte.

GIANNI BERENGO GARDIN

Fotografo italiano, Gardin ha raccontato attraverso le sue fotografie, in maniera davvero magistrale, intimo e autentico, l’evoluzione del paesaggio e della società italiana del dopoguerra.

Il suo interesse è stato sempre mirato a raccontare le tematiche che vanno dal sociale alla vita quotidiana fino ad arrivare al mondo del lavoro, passando anche dal paesaggio alla fotografia d’architettura.


Il suo modo di pensare e fotografare, molto apprezzato a livello internazionale, è stato spesso accostato alla figura “mitologica” di Henri – Cartier Bresson (anche se lo stesso Gardin ha sempre negato l’accostamento con Bresson) per la poesia e la raffinatezza dei suoi scatti, sempre al di là della normalità.

Eccezionali i suoi lavori di reportage, come quello realizzato sui manicomi italiani insieme alla fotografa milanese Carla Cerati, che fece luce sulle reali condizioni e situazioni presenti all’interno delle strutture fino ad allora “nascoste” e mai mostrate a nessuno. Erano gli anni delle lotte, quelli del ’68, in cui l’Italia vide lo choc e a gran voce si chiedeva la chiusura di questi manicomi per le assurde condizioni in cui versavano i malati.

Ma Gardin non ha toccato soltanto questo tema; tra i suoi lavori spiccano anche la vita dei gitani, un progetto per documentare l’espressione del bacio (lo stesso Gardin racconta che in Italia, quando era giovane, era proibito baciarsi in pubblico, pena l’arresto per oltraggio al pudore) fino ai più recenti problemi legati al passaggio delle grandi navi nella sua amata Venezia.

La sua profonda visione romantica e cruda hanno reso Gardin tra i più grandi fotografi del mondo.

ERNST HAAS

Haas è da sempre considerato un vero artista della fotografia; dotato di una forte sensibilità artista riuscì a creare una nuova corrente fotografica andando oltre il reportage.

A distanza di molti anni, le sue fotografie risultano ancora essere un genere fotografico che stupisce, affascina e intriga l’osservatore.

La profonda sperimentazione fotografica portò Haas ad essere un fotografo all’avanguardia per il suo tempo, con uno stile semplice ma anche molto tecnico che esprime tutto il suo ingegno e la sua creatività.


Viennese, ma di origine ebraica, dovette abbandonare gli studi in medicina per colpa delle leggi razziali. I primi scatti di Haas misero a nudo le profonde ferite periodo precedente e successivo al secondo conflitto mondiale e destò molto scalpore la sua testimonianza del rientro dei prigionieri di guerra.

Haas fotografò anche il ritorno alla vita quotidiana dopo la guerra, on una serie di scatti che mostrarono la speranza di un ritorno ad una vita normale.

Così i suoi lavori, fino a quel momento del tutto amatoriali, non passarono inosservati; la rivista americana LIFE, molto attiva sul fronte del fotogiornalismo, li notò e inviò una proposta di collaborazione come fotoreporter ad Haas, il quale rifiutò per mantenere piena libertà di azione.

Tra i suoi amici si annoverano figure come Robert Capa (che lo invitò ad unirsi insieme a lui e ad altri alla mitica Agenzia Magnum), Henri – Cartier Bresson e Werner Bischof.

Haas esportò il suo talento fuori dall’Austria e le sue opere iniziarono ad evolversi e ad essere distanti dai temi che lo legavano alla guerra; così facendo ampliò la sua visione della vita in maniera totale, sfruttandone le sue mille sfaccettature e dando vita ad una fotografia moderna, dinamica, sensibile, innovativa e creativa.

Si spostò dalla Spagna all’Inghilterra, fino in Germania per poi decidere di stabilirsi negli Stati Uniti d’America: in questo luogo, Haas iniziò a sperimentare il colore nella sua fotografia; di li a poco, proprio quest’ultimo elemento sarà per lui una vera e grande rivoluzione e contribuirà al successo del suo movimento. La nuova filosofia di Haas fatta di luci, ombre, contrasti, sfocature e riflessi fu lanciata con “Immagini di una città magica” attraverso 24 fotogrammi e pubblicata sulla rivista LIFE.

IRVING PENN

Irving Penn, fotografo americano, uno dei più grandi fotografi di moda del mondo, è famoso anche per il suo profondo studio della forma e del colore.

Penn lavorò per 60 anni per VOGUE e non solo cambiò il mondo in cui si vedeva la moda, ma anche la concezione della stessa bellezza, a detta della storica direttrice della rivista, Anna Wintour.


Di origine russo-ebraiche, approcciò al mondo della fotografia soltanto in un secondo momento; il suo mentore e insegnante, Alexey Brodovitch – fotografo russo trapiantato negli Stati Uniti d’America – lo introdusse nella redazione di una nota rivista di moda, la Harper’s Bazaar, dove Penn iniziò come disegnatore e grafico. Di li a poco, però, sentì che quella non era la sua vera vita e decise di lasciare quel mondo, dedicarsi alla sua grande passione, la pittura, e aprirsi a nuove opportunità.

 Ma il destino dimostrò ad Irving che neanche quella era la sua strada.

Una volta tornato a New York riuscì a trovare un impiego con VOGUE e il suo primo incarico per la rivista fu quello di andare a Napoli, dove sbarcò con le truppe alleate durante la Seconda Guerra Mondiale. Spedito successivamente in India, soltanto al suo rientro tornò a fotografare.

Durante questo periodo lavorò parallelamente a vari progetti, tra cui spiccano i ritratti di nudo e la vita quotidiana delle persone.

Riuscì ad inventare uno studio/tenda fotografico portatile, una struttura leggera che gli permetteva di dedicarsi alla fotografia etnocologica, un mix di moda e cultura sparsi nei vari angoli del mondo.

Con il suo occhio e la sua mente rivoluzionò le insegne, i ritratti, la moda, la stessa pubblicità, i nudi, la guerra e persino i costumi locali. Ogni soggetto fotografato da Penn è divenuto immortale.

LETIZIA BATTAGLIA

Fotoreporter italiana, considerata una delle più grandi fotografe di sempre, ha iniziato la sua carriera alla fine degli anni ’60 collaborando con il giornale palermitano l’Ora.

Unica donna tra tanti colleghi maschi, dimostrò fin da subito tutto il suo carattere e la sua grinta; si trasferì a Milano, dove collaborò come fotografa con varie testate, per poi decidere di ritornare a Palermo, spinta dalla sensazione che nella sua ci sia ancora qualcosa che necessiti di essere documentato.


Diventata famosa per aver raccontato con la sua macchina fotografica gli anni di piompo della sua città, la Battaglia ha realizzato delle terribili fotografie dei delitti di mafia al fine di informare l’opinione pubblica, ma soprattutto per scuotere le coscienze dei suoi concittadini e di tutti gli italiani.

Nei suoi scatti all’Hotel Zagarella ha ritratto un esattore mafioso insieme a Giulio Andreotti (foto acquisite negli att processuali dell’epoca); inoltre è stata la prima donna ad aver raggiunto il luogo dell’assassinio di Piersanti Mattarella. Nello stesso anno, con il suo celebre scatto della “bambina con il pallone” nel quartiere palermitano di Cala, il suo nome fece finalmente il giro del mondo.

Acquisisce fama internazionale per i suoi lavori contro la mafia, ma io amo ricordarla anche per aver raccontato con tanta maestria la gente di strada nella sua Palermo. 

GIOVANNI GASTEL

Fotografo italiano, iniziò la sua carriera nella Milano della fine degli anni ’70, in un seminterrato.

La sua profonda dedizione e sperimentazione hanno forgiato la sua tecnica fotografica e allenato il suo occhio.

La sua carriera fotografica fece il suo grande balzo nel 1981 quando incontrò Carla Ghiglieri, la sua agente, che lo avvicinò al mondo della moda; pubblicazioni, collaborazioni importanti, come quella con Vogue Italia e con Mondo Uomo e Donna hanno lanciato la sua carriera.


Carriera che tra gli anni ’80 e ’90, fece un balzo ancora più avanti; attraverso il mondo della moda, infatti, non solo trova la sua dimensione creativa, ma sviluppa grandi campagne pubblicitarie per le più prestigiose case di moda italiane, come Versace, Tod’s, Trussardi, Missoni e tante altre.

In quegli stessi anni il suo successo varcò anche i confini internazionali.

Fotografo e anche poeta, sarebbe riduttivo definire la sua figura soltanto nel mondo della moda a cui tanto deve: attraverso dei progetti artistici la sua carriera non solo lo innalzerà tra i più grandi fotografi di tutti i tempi, ma lo consacreerà a livello artistico.

Ma la vera forza e caratteristica di Giovanni Gastel si trovava al suo interno, ovvero al suo modo di adattarsi e rimodulare il suo pensiero attraverso gli anni (epoche per la fotografia).

Negli ultimi anni si è riscoperto interessato ad un ramo della fotografia fino ad allora inesplorato, il ritratto; tra i suoi scatti maggiormente degni di nota si ricordano quelli fatti a Barack Omaba, Marco Pannella, Ettore Sottsass.

LUIGI GHIRRI

Ogni fotografo si riconosce dalla sua visione e dal mondo in cui racconta la scena e Ghirri, come tutti i suoi più grandi e illustri colleghi, lo si riconosce subito.

La sua visione poetica, ma anche sospesa, rendono i suoi paesaggi non solo irreali, ma enigmatici e molte volte anche surreali.

L’assenza dell’uomo nel paesaggio di Ghirri non solo rende riconoscibile il suo stile rispetto ad altri, ma eleva la primordialità della natura facendo riscoprire all’osservatore un paesaggio quasi incontaminato.

Nel corso della sua carriera Ghirri utilizzò la fotografia come mezzo per porre in discussione la stessa realtà attraverso immagini capaci di far riflettere l’osservatore.


Fotografo fuori dal tempo, attraverso le sue immagini, anche di street photography, Ghirri ha ricercato sempre una visione legata al suo sguardo interiore.

Il colore, simile al pastello, donò alle sue opere un linguaggio concettuale e un minimalismo narrativo mai visto prima.

La profonda ricerca dell’intimità ha reso questo fotografo eterno in un mondo già troppo veloce.

WILLIAM KLEIN

Definito uno dei pionieri della street photography, Klein è stato anche un pittore, un regista e un attore.

 Fotografo e personaggio davvero eccentrico, definì la fotografia come una delle tante forme espressive che la vita ha potuto mostrargli.

Mi piace ricordare la sua grande capacità di dare dignità e profonda bellezza ad una New York particolare e meno celebre, attraverso delle immagini goliardiche, multiculturali e pittoresche; ma il suo lavoro non fu subito apprezzato.


Grazie alla sua forza di volontà non si arrese e continuò a fotografare le persone nelle strade fino a che il suo particolare gusto non fu notato da Vogue. La profonda spontaneità, il suo occhio mirato al caos e la sua esperienza fra gli Stati Uniti d’America e l’Europa furono per Klein gli strumenti vincenti per costruire la sua carriera fotografica, nella moda come nella sua amata fotografia di strada.

SAUL LEITER

Fotografo e pittore statunitense, i suoi lavori tra gli anni ’40 e ’50 contribuirono a creare quella che venne riconosciuta come la scuola di fotografia di New York. Nato inizialmente come pittore e successivamente divenuto un fotografo, questa via influenzò fortemente il suo modo di fotografare e vivere la fotografia.


Cercatore dell’armonia che si crea attraverso il caos, nella metropoli Leiter utilizzò dapprima il bianco e il nero, per poi passare al colore nella fotografia utilizzando quest’ultimo come se stesse dipingendo un quadro, creando non soltanto una street photography innovativa e fuori dal tempo, ma quasi pittorica. Leiter fu subito apprezzato, per la qualità degli scatti e per la sua particolare visione, dal mondo della moda nel quale lavorò per 20 anni; tra le riviste con cui colloborò figurano British Vogue, Harper’s, Bazaar Show, Elle, Nova e Queen. Parallelamente, portò avanti quasi in segreto e per il proprio piacere personale nel realizzare fotografie per le strade di New York le quali rimasero nel suo archivio privato fino agli anni ’90 quando decise di mostrarle al pubblico. Tali fotografie, tra vetri appannati, finestrini dei taxi e riflessi non solo furono molto apprezzate e giudicate dei grandi capolavori astratti, ma lo innalzarono come fotografo e lo collocarono nel gotha della street photography. Lui stesso disse: “Devo ammettere che non sono un membro della scuola del brutto. Ho grande rispetto per certe nozioni di bellezza anche se per alcuni sono ormai idee vecchio stile. Certi fotografi pensano che, ritraendo la tristezza delle persone, stiano trattando un tema serio. Io non penso che l’infelicità sia più profonda della felicità”.

Spero e mi auguro che in questo elenco di fotografi famosi, a parer mio tra i più grandi della storia della fotografia, tu possa trarre grande ispirazione, proprio come è accaduto in passato a me.

Le sfumature diverse, la visione fotografica di ogni fotografo, la sua storia personale, ti insegneranno non solo a conoscerli quasi personalmente, bensì a vedere e rielaborare anche la tua visione, il tuo concetto della fotografia. Tra il bianco e il nero passando anche per il colore, hai scoperto tante vie per immergerti completamente in questa magnifica arte.

E tu con quale fotografo ti senti più a casa?

Buona luce!

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